Questa rubrica nasce con l’intento di presentare e permettere a noi stesse di conoscere meglio il potenziale del grande esercito di ex Marianne che popola l’Italia e non solo: una fitta rete di donne uniche e speciali come Vittoria Carandini cui ho proposto questa intervista su segnalazione dell’ex marianna e direttrice del Marianum Maria Grazia Fiorentini e che si è simpaticamente prestata a rispondere alle mie domande, dedicandomi un po’ del suo tempo, sebbene sia una donna impegnatissima ed io non sia certo una giornalista.
«Cara Vittoria, il tuo successo lavorativo e professionale non può che riempirci di gioia e di curiosità: come sei arrivata sin qui?»
La vita sceglie per te, almeno nel mio caso così è successo. I miei studi classici, la successiva laurea in lingue e poi quella magistrale in scienze politiche con tesi sulla storia del mondo musulmano, lo stage presso il Consolato americano, avrebbero lasciato presagire una successiva carriera diplomatica (che non mi sarebbe dispiaciuta per niente a dire il vero). Invece è arrivata la proposta di Damiani, la nota maison italiana, realtà internazionale nel settore della gioielleria e dell’alta gioielleria, che all’epoca si stava espandendo nell’est Europa. Si era interessata al mio profilo per via della mia conoscenza della lingua russa ed io avevo solo 23 anni e non avevo neppure terminato gli studi universitari. Sono partita dall’area logistica e ho seguito il servizio clienti con l’estero, negli anni ho partecipato alle fiere a tanti meeting, ho lavorato presso vari negozi imparando come approcciarmi al cliente. Non ho messo di studiare e per acquisire una competenza tecnica nel settore mi sono diplomata in gemmologia. Poi Damiani mi ha dato nuovamente fiducia e così ora sono responsabile del segmento alta gioielleria per l’area Mondo.
«Il successo richiede sacrificio, a cosa pensi di aver rinunciato per arrivare a questo traguardo?»
In effetti il mio lavoro non conosce sabati e domeniche: devo essere sempre reperibile con i clienti a dispetto del fuso orario. Il livello di competitività nel settore del lusso è molto alto, i clienti sono molto esigenti e anche il mio livello di reattività deve essere molto alto.
Chi dice che si può riuscire a fare tutto, mente: un lavoro impegnativo sottrae tempo alla vita privata, agli amici, alla famiglia, è inevitabile.
Occorre fare una scelta di campo se nella vita desideri fare un lavoro che ti piaccia, che ti appassioni devi essere pronto anche a sacrificare il tempo libero, secondo me.
Io questa scelta l’ho fatta e non mi sento defraudata di alcunché perché amo quello che faccio.
«Il settore lavorativo del lusso è appannaggio degli uomini o vi è una presenza femminile?»
Il settore lusso ha una grande presenza femminile, tante donne si sentono affascinate da questo mondo che racchiude in sé la ricerca del bello. Se il mestiere di orefice e di incassatore è prevalentemente maschile perché si tratta di un lavoro di fatica (credimi non è per niente facile la lavorazione a banco), le donne sono presenti in tutti gli altri settori anche a livello dirigenziale: in Damiani ad esempio la nostra CFO è una donna: Antonella Pisano.
Le donne sono molto performanti nei processi decisionali, la loro attenzione innata per i dettagli in tante situazioni può fare la differenza. Conosco bene le dinamiche femminili provenendo dall’esperienza comunitaria del Marianum e questo mi ha tante volte agevolato nei miei rapporti di lavoro. E pensare che quando sono arrivata in collegio ero solitaria e introversa!
Il nostro ambiente di lavoro è quindi arricchito dalla sinergia del lavoro femminile e maschile: perché agli uomini dobbiamo comunque riconoscere un senso pratico e una capacità di fare squadra maggiore della nostra.
«Come sai, questa intervista verrà pubblicata sul Foglio della MEA e verrà letta da giovani marianne e da ex marianne di tutte le età. Cosa ti senti di dire loro?»
Come dicevo prima l’esperienza del collegio mi ha modificata in bene, in qualche maniera mi ha fatto uscire fuori dal guscio e sono entrata nel mondo del lavoro senza mai darmi dei limiti o dei paletti. Alle ragazze consiglio di non avere mai paura di iniziare e addentrarsi in un percorso anche se pensano di non essere particolarmente specializzate o preparate: chi crede in te va oltre quello che sta scritto sul curriculum vitae.
L’esperienza si acquisisce con l’ascolto, seguendo l’esempio, con impegno e tanta umiltà quindi non precludetevi una possibilità lavorativa per timore di non essere adeguate, credete nelle vostre capacità e crescerete professionalmente.
Una volta cresciute non sentitevi mai arrivate, mi raccomando!
«E adesso, prima di salutarci, ora che ci conosciamo un po’ meglio e abbiamo rotto il ghiaccio, una ultima domanda impertinente e personale: qual è il tuo miglior pregio, quale il tuo peggior difetto? Se posso permettermi di anticipare un pregio direi che ti ho trovato veramente simpatica e briosa»
Grazie! Posso invece proporti un pregio che è pure un difetto nel mio caso? La mia determinazione eccessiva che mi porta spesso ad irrigidirmi: la ricerca di fare sempre meglio se non ci si accontenta mai rischia di diventare una ossessione.
«Data la giovane età Vittoria direi che il tuo essere irrequieta, sempre alla ricerca di qualcosa è assolutamente un difetto perdonabile anzi al momento è il motore, il meccanismo che ti mantiene sempre bella carica».
Ringrazio Vittoria per la sua disponibilità e vi invito e attendo con la prossima intervista di People.
A cura di Rita Murgia