Questa rubrica nasce con l’intento di presentare e di conoscere meglio il potenziale del grande esercito di ex Marianne che popola l’Italia e non solo: una fitta rete di donne uniche e speciali come Mariangela Marseglia cui ho proposto questa intervista su segnalazione dell’ex marianna Roberta de Coppi e che si è simpaticamente prestata a rispondere alle mie domande, dedicandomi un po’ del suo tempo, sebbene sia una donna impegnatissima ed io non sia certo una giornalista.
Cara Mariangela, il tuo successo lavorativo e professionale non può che riempirci di gioia e di curiosità: come sei arrivata sin qui?
Con il lavoro duro, lo studio e anche con un po’ di fortuna. In Italia non esisteva una realtà come Amazon; all’epoca in cui ho accettato questo lavoro si parlava poco di digitale, ma mi interessava il progetto e avevo voglia di assumermi il rischio, di cambiare. Ho quindi lasciato il mio vecchio lavoro presso una grande azienda e ho intrapreso questa nuova strada: mi sono buttata. Le donne dovrebbero “buttarsi” più spesso. Gli uomini si candidano per nuovi lavori anche se non sono qualificati al 100%, le donne invece si candidano per un posto di lavoro nuovo solo se si sentono preparate e sicure di poterlo affrontare adeguatamente al 120%. Dovremmo osare di più.
Il successo richiede sacrificio. A cosa pensi di aver rinunciato per arrivare a questo traguardo?
In realtà non credo di aver rinunciato a qualcosa: ho una vita equilibrata, non assorbita completamente dal lavoro. Ritengo sarebbe un errore lavorare quindici ore al giorno: al lavoro porto me stessa, quindi meglio portare al lavoro non un cyborg, ma una donna con tanti interessi. Penso che avere una vita personale ci renda persone equilibrate anche sul posto di lavoro. A me, poi, piace lavorare, quello che faccio mi piace, quindi non vivo il mio lavoro come una rinuncia, anzi, proprio il mio lavoro mi consente di viaggiare, di conoscere persone interessanti, mi arricchisce.
Una donna che riveste un ruolo di spicco in un settore lavorativo, quello del e-commerce, appannaggio degli uomini?
In effetti, il settore della tecnologia è prevalentemente maschile perché gli uomini intraprendono più delle donne studi scientifici. In Amazon però, devo dire, abbiamo un programma per la parità di genere: ad oggi i dipendenti sono per il 40% donne e stiamo puntando ad arrivare fra qualche anno al 50% di lavoratrici femminili favorendo la flessibilità lavorativa, offrendo ad esempio la possibilità di lavorare due giorni a settimana da casa. In Amazon, rivesto la carica di country manager e il consiglio di amministrazione è per il 50% al femminile; si tratta di un modello virtuoso che penso aumenti la percezione nelle donne che si affacciano in azienda di avere la possibilità di crescere e che questo le incoraggi ad ambire anche a ruoli dirigenziali.
Mi pare di capire che utilizzi il tuo ruolo anche per combattere le discriminazioni.
Con il mio lavoro mi sento esposta pubblico e mi dà modo di promuovere le cause che mi interessano. Ad esempio, un retaggio culturale assegna lo studio delle materie scientifiche prevalentemente ai maschi: alle bambine viene regalata la mini cucina, ai bambini il microscopio. Ho portato in Italia una competizione che all’estero esiste già da anni: si chiama “Technovation”, per incoraggiare le ragazze a mettere in campo le proprie competenze. È riservata alle ragazze dai tredici anni ai diciotto anni che si devono cimentare nel creare una applicazione per smartphone o per computer che risolva un loro problema, semplificando la propria vita quotidiana. Si crea così passione per le materie scientifiche e tecnologiche e si acquisisce competenza divertendosi.
Come sai, questa intervista verrà pubblicata sul Foglio della MEA e verrà letta da giovani marianne e da ex marianne di tutte le età, cosa ti senti di dire loro?
Sono molto legata al Marianum, alcune tra le mie migliori amiche sono proprio compagne del collegio. Dagli anni dell’Università continuiamo a frequentarci anche se siamo andate a vivere in città diverse. Il Marianum è stata una esperienza di comunità bellissima da cui si è generata una rete di protezione: siamo le une le colonne della vita delle altre e se vi è necessità noi ci siamo. Spero –ma in cuor mio ne sono sicura – che questo succeda anche oggi alle ragazze che vivono in Marianum. Il mio consiglio è continuare a coltivare le relazione tra di noi e creare una grande rete di amicizia.
E adesso, prima di salutarci, ora che ci conosciamo un po’ meglio e abbiamo rotto il ghiaccio, una ultima domanda impertinente e personale: qual è il tuo miglior pregio e il tuo peggior difetto?
Partiamo dai difetti! Sono una maniaca dell’ordine, amo vivere in un ambiente iperordinato… devi vedere la mia scrivania! A volte esagero davvero e il rischio è che questa mia necessità impatti sulla vita degli altri. Penso che questo mio bisogno sia legato ad una specie di ansia di controllo. Il pregio, non so, forse – come dicevo prima – sono una che si butta nelle cose…
Quindi il coraggio?
No, direi più che sono spinta dal bisogno di imparare, di crescere. Non è ambizione…
Mariangela, provo a dare io un nome al tuo pregio? Si tratta di curiosità ed è propria di tutte le persone intelligenti come te.
Ringrazio Mariangela per la sua disponibilità e vi invito e vi attendo per la prossima intervista di People
A cura di Rita Murgia